I fanghi di
depurazione: un problema e una possibile soluzione proposta dal Greem
(Una storia, purtroppo, infinita)
La
depurazione delle acque è un processo che avviene ad opera dei microorganismi aerobici
in esse presenti, capaci di degradare le sostanze organiche inquinanti.
Quando
nel passato ormai lontano gli scarichi fognari erano più distribuiti sul
territorio, le acque, nel loro cammino verso il mare, erano in grado di
ossigenarsi a sufficienza e di autodepurarsi.
Gli
impianti di depurazione sono divenuti necessari con lo sviluppo industriale e
l’esodo dalle campagne, che ha portato a un forte incremento della
concentrazione urbana e dei problemi ad essa connessi come scarichi fognari,
rifiuti, traffico, rumore, inquinamento atmosferico ecc.
Ciò
che avviene all’interno di un depuratore non è altro che un processo naturale
accelerato da una abbondante presenza di ossigeno, insufflato con continuità e
in forma finemente suddivisa nelle vasche di ossidazione; in queste condizioni
i microorganismi aerobici trovano adatto nutrimento per crescere e riprodursi
in tempi molto brevi divorando le sostanze organiche presenti nell’acqua fino
al punto da divenire sedimentabili e precipitare sul fondo delle vasche sotto
forma di fango.
Questi
fanghi, detti attivi proprio perché ricchi di microorganismi, vengono in parte
inviati alle vasche di sedimentazione e in parte introdotti di nuovo nelle
vasche di ossidazione per garantire la concentrazione necessaria al processo
depurativo. I fanghi sedimentati vengono poi disidratati e portati a un
contenuto di sostanza secca compreso tra il 20% e il 40% mediante sistemi a nastropressa o
filtropressa.
E’
importante specificare che i fanghi di depurazione sono un prodotto povero
(contengono infatti il 60-80% di acqua) e che, in ogni caso, non possono essere
dispersi nell’ambiente ma vanno smaltiti correttamente: inoltre, è opportuno
sottolineare che le quantità in gioco sono rilevanti in Lombardia e in
particolare a Milano, in quanto il futuro sistema depurativo (Nosedo,
Ronchetto, Peschiera), una volta a regime, ne produrrà 95.000 tonnellate
all’anno.
Attualmente
i fanghi vengono:
·
smaltiti tal
quali in discarica con un costo medio non trascurabile
·
essiccati e
smaltiti in discarica allo stesso costo ma in quantità 3-4 volte inferiore; è
però opportuno considerare che anche il calore necessario per l’essiccamento ha
un suo costo
·
utilizzati
per produrre biogas attraverso un processo di digestione anaerobica che porta
anche all’ottenimento di fanghi stabilizzati a basso contenuto di sostanze
organiche
·
usati come
fertilizzanti su terreni agricoli; ciò non è possibile per tutti i fanghi ma
solo per quelli con carico inquinante inferiore a quanto previsto dalla
normativa
·
smaltiti per
combustione, che deve comunque essere sostenuta con biogas o con combustibili
tradizionali essendo il potere calorifico dei fanghi umidi assai modesto
La conoscenza di questo
problema, oggi molto attuale per la nostra città, ha indotto il Greem, alcuni
anni or sono, ad affrontarlo scientificamente e senza emotività, attraverso uno
studio preliminare che ha portato a una serie di considerazioni
sfociate successivamente in una proposta operativa.
Infatti
:
·
in Lombardia
le quantità di fanghi prodotti da impianti di depurazione sono significative e
lo diverranno sempre di più quando verrà attivato l’intero sistema depurativo
di Milano
·
si potrà
sempre di meno utilizzare le discariche in quanto saranno sempre più destinate a
ricevere prodotti trattati e non conferibili altrove
·
in Italia e
in Lombardia sono presenti quantità rilevanti e a volte incontrollate di
residui industriali non pericolosi (pneumatici usati, pulper di cartiera,
biomasse, residui plastici, gomme da guarnizioni, ecc.), con elevato potenziale
energetico da recuperare sotto forma di calore o energia elettrica
·
buona parte
del fabbisogno energetico nazionale è soddisfatto con risorse importate
dall’estero
Queste
considerazioni, di carattere energetico e ambientale, hanno portato a
ipotizzare una combustione mista di fanghi e residui industriali non pericolosi
sia per indirizzare gli operatori verso forme di smaltimento corrette, sia
per portare un contributo al fabbisogno
energetico nazionale.
Obiettivo del Greem non era
però solo quello di smaltire correttamente fanghi e residui producendo energia
ma anche quello di progettare uno o più combustibili ”D.O.C.”, qualificati, ben
definiti, capaci di garantire alte rese energetiche con la minima produzione di
emissioni inquinanti e di ceneri, e svincolati il più possibile da oscillazioni
di costi dovute a scarsità di uno o più componenti e a variazioni strumentali
dei prezzi.
Su
questa idea il Greem si è a lungo confrontato con le associazioni ambientaliste
Italia Nostra e Amici della Terra e successivamente con Istituti di Ricerca
quali CISE (in seguito divenuto CESI), ENEA, ENEL Ricerche e Politecnico di
Milano per valutare la validità scientifica della proposta, la sua fattibilità
e soprattutto l’impatto che avrebbe potuto avere sulla popolazione.
Si è perciò ritenuto
prioritario operare con la massima trasparenza e rispetto per i cittadini
proponendo una sperimentazione partecipata da soggetti istituzionali e
associazioni, garantita scientificamente da istituti di ricerca, che avesse,
come requisito essenziale, l’informazione al pubblico.
Tale
proposta, presentata anche alle Commissioni Ecologia delle Zone 4 e 5 è
sfociata, nel giugno 2003, in una delibera del CdZ4 (All.1)
Si è lavorato fianco a fianco con Associazioni, Istituzioni ed Istituti di Ricerca per un lungo periodo fino a definire un programma sperimentale completo, fondato sui seguenti punti:
·
approvvigionamento
e caratterizzazione del materiale combustibile necessario per la
sperimentazione (fanghi, pneumatici usati, pulper di cartiera, biomasse,
residui plastici, gomme da guarnizioni, ecc.)
·
predisposizione
di 3 miscele combustibili con potere calorifico diversificato (3.000 - 4.000 –
5.000 kcal/kg) e loro caratterizzazione
·
prove di
corrosione ad alta temperatura in atmosfere simulate di combustione
·
prove di
combustione delle miscele su impianto sperimentale a griglia fissa situato presso ENEA di Saluggia
·
prove di
combustione delle miscele su impianto sperimentale a letto fluido circolante
situato presso l’area sperimentale ENEL di Livorno
·
inertizzazione
delle ceneri mediante vetrificazione e controllo di qualità sui prodotti
vetrificati presso i laboratori CESI di Milano
Tale
programma sperimentale è divenuto parte integrante di un “Protocollo
D’Intesa per l’utilizzo di fanghi di depurazione miscelati a tipi selezionati
di residui industriali non pericolosi, previa sperimentazione in impianti di
termoutilizzazione di piccola dimensione, nel rispetto degli impegni assunti
dal Governo Italiano, secondo quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto sui
cambiamenti climatici” tra gli Enti Pubblici interessati (Regione
Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano), gli Istituti di Ricerca e
le Associazioni Ambientaliste.
Nonostante la Regione
Lombardia si fosse impegnata a sostenere i 2/3 dei costi sperimentali, a quel
tempo quantificati in 600 ML, non vi è stata una risposta chiara da parte del
Comune e della Provincia di Milano, i soggetti maggiormente interessati
all’argomento; pertanto il protocollo non è stato ancora firmato.
Nel
2001 il Greem ha riproposto il progetto presentandolo in forma molto
semplificata ad un “Bando di concorso
pubblico per la miglior idea/progetto di tutela ambientale” della Provincia di
Milano (All.2)
Nello
stesso anno il Comune di Milano ha nominato un esperto incaricato di “stendere
un piano di interventi per la gestione dei fanghi di depurazione provenienti
dai tre impianti di depurazione previsti nell’area di Milano” che ha valutato
positivamente il lavoro svolto dal Greem e i contenuti del Protocollo d’Intesa,
tanto da inserirli come interventi prioritari nella relazione che lo stesso ha
successivamente presentato al Comune di Milano (All.3
e All.4).
Ad oggi, nonostante le nostre
ripetute sollecitazioni, cui si sono aggiunte anche quelle del CdZ4 (All.1), la situazione rimane stagnante.
Il
depuratore di Nosedo è entrato in funzione, quello di Ronchetto è quasi pronto
e Peschiera Borromeo in via di realizzazione, ma sul sistema di smaltimento dei
fanghi da questi prodotti ancora non si sa nulla di certo; si parla di utilizzo
in agricoltura, di essiccamento con varie tecnologie, di termovalorizzazione,
ma all’orizzonte non si intravedono ancora certezze.
La proposta del Greem, poco
costosa e in buona parte finanziata, avrebbe già fornito al Amministrazione
Comunale uno strumento di valutazione in grado di individuare un sistema di
smaltimento dei fanghi di depurazione ambientalmente corretto, economicamente
vantaggioso, trasparente e rispettoso per Milano e i suoi abitanti.
Il
nostro auspicio, come ambientalisti e come cittadini, è che il Protocollo
d’Intesa possa essere, anche se con molto ritardo, ancora sottoscritto dai
soggetti interessati e che le soluzioni proposte possano essere utili anche
tutti quei comuni minori, ma non meno importanti, in cui fanghi e residui
industriali non pericolosi costituiscono un problema.
Milano,
10 gennaio 2005